Data: 14-06-2012
Che fine ha fatto l'opera d'arte
Forum di Passepartout
Come nello storico Cafè Guerbois della prima stagione impressionista, anche al Palazzo del Collegio, nell'ambito di Passepartout 2012, l'arte scalda ancora i cuori: il primo Forum “ Che fine ha fatto l'opera d'arte?”, promosso venerdì 8 giugno dalla rivista culturale “Il Platano”, ha raccolto in un partecipe dibattito alcune personalità del mondo dell'arte contemporanea.
I critici d'arte Angelo Mistrangelo, direttore de “Il Platano” e Marida Faussone, redattore per le arti visive, hanno introdotto alcune problematiche emerse in occasione dell'Anteprima (mercoledì 6 giugno), durante la presentazione del volume di Luca Beatrice “ Pop. L'invenzione dell'artista come star. Dalì, Warhol, Basquiat, Koons, Hirst, Cattelan” (Ed. Rizzoli, 2012), circa la predominante comunicazione dei mass media per la creazione degli eventi espositivi nell'attuale sistema dell'arte contemporanea internazionale.
Alcuni quesiti, rivolti dal pubblico al docente torinese Luca Beatrice, avevano evidenziato l'eccessivo prestigio attribuito all'opera d'arte contemporanea nei circuiti espositivi, nelle fiere internazionali e nel mercato dell'arte, a discapito del suo reale valore qualitativo, permanendo inoltre oscuri i criteri adottati dalla critica contemporanea nei valori di mercato e nelle acquisizioni presso le sedi museali o pinacoteche pubbliche.
Da tali premesse si è avviata un'interessante descrizione delle grandi rassegne internazionali da parte di Giuseppe Coppo, Amministratore Unico di “Artissima” di Torino e di Raffaella Caruso, critico e titolare di Eidos Arte Contemporanea di Asti, mentre l'operatore culturale e regista Beppe Calopresti ha ricordato la rete formativa di iniziative e residenze multimediali progettate in area regionale per giovani artisti. Tale tematica condivisa, più volte ribadita dai presenti, ha evidenziato le difficoltà di affermazione delle più giovani generazioni: Aldo Gamba, critico de “ La Nuova Provincia”, ha rammentato la carenza di spazi espositivi privati e di sostegni pubblici a cultori ed artisti; Francesco Preverino, già docente ed artista, ha delineato con efficacia la precaria situazione culturale e la fragilità formativa dei giovani, spesso attratti dalle fatue chimere del successo.
Il pubblico ha infine seguito con palese partecipazione l'acceso colloquio scaturito intorno alla autonomia estetica e contenutistica dell'arte contemporanea che “si nutre del mito di sé e il racconto dell'opera prevale sull'importanza, vera o presunta, dell'opera stessa (L.Beatrice, op.cit., p. 167): Walter Accigliaro, già docente ed artista, ha avviato una puntuale analisi del fenomeno, indicandone anche, tra le conseguenze più rilevanti, l'inquietante oscillazione del mercato d'arte contemporanea, mentre Piero Sciavolino, già docente e pittore, ha ricordato l'importanza di rigorose metodologie di valutazione estetica, lungo le stagioni dell'arte storica, sull'unicità dell'opera d'arte, concetti ormai disattesi dall'iterazione tecnologica e dai nuovi parametri della comunicazione. Adriana Bottallo, incisore e docente, ha ribadito con fermezza l'importanza delle conoscenze tecniche e stilistiche nella formazione dell'artista e nell'educazione visiva. L'intensa discussione, coinvolgendo anche Ottavio Coffano, presidente della Biblioteca Astense, ha comunque confermato, all'ormai consapevole pubblico, che l'opera d'arte contemporanea è quanto mai vigente e che l'artista, lungi dall'incarnare la dicotomia del solitario idealista romantico o dell'eccentrico provocatore, è tuttora un autentico sperimentatore del futuro, artefice dell'immaginazione del mondo.
Marida Faussone