Data: 06-06-2015
La scelta di due poeti coraggiosi con le radici nel Medio Oriente
Sul palco di Passepartout siederanno assieme l’israeliano Ronny Someck e l’iracheno Salah Al Hamdani, nati entrambi a Baghdad nel 1951, ma divisi da tutto il resto: il primo è dovuto fuggire quando aveva appena due anni, braccato dai pogrom antisemiti che fecero centinaia di vittime e ridussero in macerie la più antica comunità ebraica della Diaspora; il secondo fu braccato dalla dittatura di Saddam Hussein, obbligato all’esilio per trent’anni ed è tornato in patria solo nel 2004, per trovare una nazione lacerata, insanguinata.
L’odio contro le minoranze, che ha provocato la persecuzione di Someck spingendolo ad emigrare in Israele, e la carenza di libertà, che ha causato l’esilio di Al Hamdani trasformandolo in un parigino d’adozione, sono due delle ferite più profonde che ancora oggi paralizzano il Medio Oriente.
Legame nato a Parigi
Da qui l’importanza del legame fra i due poeti, nato casualmente a Parigi nel 2011 e ricostruito così da Al Hamdani durante un recente incontro a Gerusalemme: «Quando mi resi conto che Ronny era nato a Baghdad come me, nel mio stesso anno, mi sono accorto di aver sempre avuto un fratello ebreo in Israele. Per questo gli sono corso incontro».
Ne è nato un legame che nel 2012 li ha portati a scrivere assieme «Baghdad-Jerusalem» un libro di poesie pubblicato in arabo, ebraico e francese, che i co-autori hanno presentato, assieme sul palco, a Tel Aviv e Gerusalemme.
Per Al Hamdani ha significato, come lui stesso ammette, «perdere alcuni amici», ma basta leggere le sue poesie - come quelle di Someck - per rendersi conto come, strofa dopo strofa, sfidino ogni sorta di pregiudizi e intolleranze.
Creatività indomabile
Ciò che colpisce di questi due poeti, fratelli per scelta, è come i loro scritti siano una finestra su creatività indomabili: Someck è fra i promotori della compagnia di danza a Beersheva, nel cuore del deserto del Negev, come del teatro arabo-ebraico nell’antica città di Jaffa, e Al Hamdani è anche sceneggiatore ed attore, da diversi anni, tanto sui palchi teatrali che nei set del cinema.
«Divisi» dal look
A ben vedere l’unica vera cosa che li distingue è il look: più romantico quello di Al Hamdani, più determinato quello di Someck. Entrambi ne sono consapevoli, ridendoci sù, come avviene fra fratelli veri e propri, quando discutono fra loro di un Medio Oriente incapace di liberarsi di odii millenari, ma anche accomunato da radici simili. Le stesse che entrambi hanno in una Baghdad che esiste oramai solamente nei loro ricordi.
Anche per questo assistere oggi a «Passepartout», in quel di Asti, significa essere davvero parte di un’esperienza unica.
Maurizio Molinari, corrispondente da Gerusalemme, La Stampa