E' ormai notte, le luci di Passepartout si smorzano, il café letterario si svuota, nel cortile del Michelerio rimangono solo la guardia nottura e le sculture di Piras. Se tendi bene l'orecchio però senti che c'è vita, ma devi scostare le tende rosse e cercare, cercare. Poi capisci. E' una jam session.
Gli attori che hanno portato in scena i tre atti di Meu querido Nininho e alcuni irriducibili del far tardi sono in una stanza e giocano a improvvisare.
Linda Montecchiani (Ofelia) e Lorenzo Marangon (Pessoa) reinventano la loro storia d'amore in dialetto marchigiano, mentre la regista Ana Ghisalberti smaltisce la tensione del debutto impostando una voce narrante barocca.
Il dramaturgo, Paolo Bolla, rivela le sue doti canore lanciandosi 'a cappella' su arie portoghesi, lasciando tutti a bocca aperta. Inciderà presto un CD? C'è anche un chitarrista (bravissimo) e un tecnico delle luci (improvvisato). Poi gli attori chiedono il cambio e mandano sul palco il pubblico: alcuni volontari di Passepartout e mezza redazione web. E giù a ridere, perchè il webmaster diventa il topolino, la caporedattrice la voce narrante, un redattore papà-topo, una redattrice la volpe, il coniglio e il tasso.
Due del mattino di una notte bellissima, mancano solo i grilli e la luna piena. Il Porto è finito, rimane solo il chinotto. Se passate da quelle parti, stanotte, chissà...
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