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Sabato sera nel cortile del Michelerio con due bravissimi oratori si è cercato di risolvere una questione molto complicata e dalle mille sfumature, ovvero quali sono le relazioni fra narrativa e storiografia.
In effetti, quello che si proponeva di fare quest’incontro, non era proprio di risolvere la questione, ma più che altro porre su di essa l’attenzione del pubblico, perché come ribadisce sempre, Mister Fogg, lo scopo delle serate di Passepartout non è risolvere dei problemi ma di porne.
Nel solito salottino allestito sul palco del festival si sono incontrati Ernesto Ferrero: scrittore di romanzi storici e Walter Barberis studioso di storia.
Il primo a prendere la parola è stato Ferrero che ha cominciato citando alcune parole di Manzoni che è il creatore del romanzo moderno in Italia e soprattutto è il creatore di quella particolare forma di romanzo che è il romanzo storico.
Dalle parole dello scrittore, è sembrata trasparire una certa preferenza per il romanzo piuttosto che per la storiografia, infatti il romanzo riesce ad attrarre ed istruire un maggior numero di persone proprio per la sua peculiarità di essere un strumento conoscitivo e di intrattenimento allo stesso tempo; inoltre riesce a leggere meglio il dato storico a partire dall’individualità delle persone al contrario della storia che tende a disumanizzare la realtà. In chiusura del suo intervento, per passare la parola a Barberis, ha sollevato un dubbio sulla pretesa oggettività dello storico, se essa, cioè, è qualcosa di veramente possibile dato che studiare qualcosa, anche un momento storico, è sempre un’interpretazione.
Lo storico, per rispondere a questa domanda, è partito da molto lontano ovvero dall’etimologia della parola e quindi dai greci. La parola Storia deriva infatti dal greco istor che vuol dire arbitro e quindi bisogna suddividere gli storici tra chi si attiene a quest’idea di imparzialità (per quanto è possibile ad un animo umano) che è sottesa nella parola stessa, e chi invece manipola la storia per fini politici o personali. All’interno del primo gruppo Barberis ha inserito uno scrittore di romanzi storici come Primo Levi, che a suo giudizio è stato uno dei migliori storici del Novecento, e così facendo ha dato, in un certo senso, ragione alla tesi di Ferrero.
L’argomento era sicuramente molto impervio, ma con questo dialogo si è riuscito a porre l’attenzione su questa questione ed anche ad analizzarla con arguzia e minutamente per quanto i tempi ristretti concedessero. ASCOLTA QUESTO INCONTRO
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