Tra escursioni e peregrinazioni, navigazioni e voli, scampagnate e migrazioni, è tuttavia gradevole e dolce concedersi ogni tanto una sosta, per ricordare insieme le avventure passate e progettare nuove spedizioni, brindando a quel Jules Verne che dell’arte del viaggio (in regioni e contrade esotiche e misteriose, in isole non segnate sulle mappe, in cieli inesplorati e in mari insondati, sul tappeto delle onde e negli abissi degli oceani, nei maëlstrom della scienza e nei gorghi del futuro) è a noi tutti maestro.
Due viaggi vi propongo quest’anno, dei quali conversare giorno dopo giorno in gradevoli ozi all’àncora nei porti, magari sorseggiando un bicchierino di porto e ascoltando le voci dolci delle donne che attendono i naviganti al ritorno o li salutano al momento di salpare, cantrici sapienti e femminili Omeri.
Il primo è un percorso sulle coste dell’Atlantico, tra voci portoghesi che si spingono oltre le Colonne d’Ercole ma che, col passare del tempo, si sentono sempre più attratte dalle acque tiepide del Mediterraneo. Un mondo, il loro, che è un ponte di cristallo e di acciaio tra due globi equorei.
Il secondo è un’immersione nell’universo delle incognite, alla ricerca del passato e del futuro forse anche dei segreti latenti del presente. Un’avventura nel possibile tra miti e saghe, tra fantascienza e fantasy, tra scienza e conoscenza, nel tentativo di comprendere se possiamo scrivere il domani e riscrivere lo ieri, pensare all’avvenire e ripensare l’accaduto, alla ricerca di universi alternativi.
Un viaggio solare e un viaggio notturno, per misurarci meglio con il viaggio della vita.
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