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passepartout festival internazionale di letteratura
 
 
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11-05-2005
De Carlo ad Asti
DE CARLO AD ASTI

Mercoledì 10 maggio il cortile interno dell’Opera Pia Michelerio di Asti, si è trasformato nella cornice ideale per la serata di apertura del festival letterario Passepartout. Questo cortile è composto da quattro bracci porticati che formano un chiostro al cui interno, accanto alle sculture di Ovidio Piras, è stato allestito un palco su cui si è esibito Andrea De Carlo assieme al suo amico percussionista Arup Kanti Das, in un'atmosfera bella semplice ed intima che si adattava benissimo allo stile della loro performance. L’autore di “Due di Due” aveva già sperimentato l’idea di associare ai suoi libri un album di musiche da lui prodotte, ma da un po’ di anni a questa parte la musica non è più per lui un’attività secondaria; infatti si presenta in giro per l’Italia realizzando i pezzi scritti assieme all’amico, ma anche improvvisando molto; e ciò che ne viene fuori sono, quindi, degli spettacoli unici ed irripetibili, come quello che si è svolto ad Asti in cui, fra un pezzo e l’altro, De Carlo rispondeva alle domande portate sul palco attraverso dei bigliettini anonimi, in un’atmosfera piacevole e dimessa, molto simile ad una chiacchierata fra amici. Quello di cui De Carlo sembrava contentissimo, era l’annullamento della distanza fra i lettori e l’autore. Gli scrittori, normalmente, compongono le loro opere un po’ per sé e un po’ per un pubblico di lettori, ai quali sperano di poter regalare un po’ di emozioni, un po’ di saggezza in più o almeno un po’ di divertimento e di svago. Questo progetto così ambizioso lo svolgono, però, senza sapere assolutamente niente di coloro a cui stanno per fare questi importantissimi doni. Non ne conoscono i gusti, non ne conoscono i problemi, non ne conoscono le generalità e nemmeno l’aspetto; eppure riescono spesso ad emozionarlo e ad entrare nella sua intimità molto di più di qualcun altro che lo conosce di persona. La magia che è riuscita a creare questa prima serata di Passepartout è stata proprio quella di abbattere questo muro, questa distanza che separa due persone così vicine e allo stesso tempo così sconosciute: il lettore e lo scrittore. Un autore come De Carlo che concepisce la letteratura, non come un freddo gioco formale, ma come un qualcosa che ha a che fare con l’emersione di un vissuto di ciascuna persona, era visibilmente a suo agio in questa situazione e non aveva alcun problema a parlare delle sue storie, delle sue scelte e a rispondere alle domande più personali come: 'sei innamorato?' o 'sei felice?'. Su quel palco non c’era solo uno scrittore ma c’era un 'uomo', pronto a mettersi a nudo di fronte a dei lettori che finalmente avevano un volto, un nome, delle critiche e delle domande da porgli. Le sue chiacchierate con il pubblico duravano circa venti minuti ed al termine di ognuna tornava a sedersi, imbracciava la chitarra ed assieme ad Arup, seduto in angolo del palco, ricominciava a suonare e ad improvvisare delle melodie che avevano il sapore di qualcosa che viene da lontano nel tempo e nello spazio, come la cultura del percussionista che porta con sé una tradizione musicale millenaria, stratificatasi col tempo nella sua civiltà. Un’esperienza estremamente complessa che non ha mai dimenticato la sua componente istintiva, come lo stesso De Carlo ha spiegato. La musica e le parole sembravano compensarsi l’una con le altre e assieme alla pacata bellezza del Michelerio, alle sculture e alle luci formavano un tutto armonioso, e la sensazione che si respirava nell’aria era di intimità come se tutti fossimo andati direttamente a casa dello scrittore ad ascoltare quello che aveva da raccontarci.
Autore Matteo Cirio




 
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